Era il 14 novembre 1991 quando Saverio ci ha lasciato, ma spesso ci sovviene alla mente e nei ricordi il suo immancabile sorriso, dapprima timido e poi esplosivo e contagiante.
La breve stagione terrena di Saverio non ha intaccato la grandezza che le persone miti lasciano ai superstiti di questo mondo.
La dolcezza e la disponibilità ad assecondare, capire, lo scuotere il capo quando voleva esprimere un diniego silenzioso e la serena visione del mondo, concedevano a Saverio il dono della bontà. Nella storia degli Amici, lo ricordiamo in un surreale Aglietiello, in bilico tra furberie e simulato ritardo psichico, capace di non far dirimere allo spettatore da quale parte indirizzare il giudizio.
In Natale in Casa Cupiello interpretò la parte di Nicolino, marito tradito. Riuscì a dimostrare la pedanteria dell’uomo arrivato, capace di acquistare tutto salvo l’amore della moglie.
La figura di perdente venne disegnata con rara sensibilità a testimoniare la duttilità artistica in un ruolo antitetico a quello interpretato nel precedente allestimento.
Eravamo in procinto di iniziare l’allestimento di “Niente da Dichiarare?” ma la sua improvvisa scomparsa ci fece decidere di ripiegare su altro allestimento (Questi Fantasmi).
Saverio è ancora e per sempre presente fra le quinte, nel sipario rosso che cucì e che conserviamo gelosamente. La speranza che ogni volta che si apre possa riconsegnarci Saverio, si presenta testarda e assurda ma ci aiuta ad alimentare l’illusione che sia ancora con noi.
Le musiche per il teatro, nell’ambito dell’economia di uno spettacolo, solo da pochi anni ricevono il giusto merito che invece hanno sempre ottenuto nelle colonne sonore dei film. Massimo ha sviluppato questo esercizio creativo, sollecitato da una passione artistica a 360 gradi, che gli permetteva di passare con estrema facilità dalla musica popolare, al jazz, alla musica classica, al cinema e appunto al teatro.
La lettura del copione, la discussione e la fase creativa hanno sempre rappresentato momenti di grande intensità emotiva che abbiamo condiviso fraternamente in serate o nottate di frenetico impegno, di solito a pochi giorni dal debutto. È bello ricordare quei momenti che hanno prodotto componimenti azzeccati che hanno esaltato, sottolineato, accompagnato la struttura drammaturgia, predisponendo lo spettatore a vivere emozioni oltre il limite immaginabile.
“La musica deve esserci senza che la si noti” ripeteva spesso Massimo. Il rispetto del testo e la comunione con la drammaturgia configuravano un matrimonio perfetto dove due entità diventano una, indissolubile e coesa. Le musiche di Massimo avevano la discrezione e la leggerezza che solo un artista talentuoso e versatile sa dare alle sue opere; la leggerezza che si coniuga con la bellezza. Non averlo più a nostro fianco è triste.
Ricordiamo con gioia infinita la conquista del premio “Nino Rota” al festival internazionale per musiche da film a Salerno. Il film “Trittico di Antonello”, fu presentato alla mostra di Venezia, con grande soddisfazione per tutti noi.
Ricordiamo con affetto anche che Massimo aveva dimenticato l’accluso premio in denaro che gli altri premiati gli ricordarono, sorpresi del suo disinteresse.
Non averlo vicino nei momenti più delicati di un allestimento teatrale sarà un gravoso pedaggio da pagare. Ricordare i suoi momenti di rapimento creativo è struggente, quando di fronte alla tastiera del pianoforte si estraniava per cercare l’ispirazione.
La sua musica però rimane leggera e limpida come la sua anima.
Un abbraccio Massimo
Giornalista professionista, umorista (adocar), è stato il curatore della rassegna nazionale della vignetta umoristica per diversi anni.
Le idee, l’entusiasmo e il rigore professionale, frutto di una gloriosa carriera di giornalista in Lombardia, che ha portato in associazione, sono state determinanti per la qualificazione e il successo della manifestazione.
Dopo la sua scomparsa, preceduta da una lunga malattia, non abbiamo organizzato la Rassegna nazionale della vignetta umoristica, non solo per problemi economici, ma soprattutto per la sua mancanza.
Adolfo con i suoi collegamenti e conoscenze aveva portato a Lanciano i migliori vignettisti nazionali. Ricordiamo le giornate, e a volte le nottate, per allestire la mostra nei locali dell’auditorium Diocleziano, sempre in contrazione di tempi ma sempre con risultati apprezzabili.
La sua opera era insostituibile e non demandabile.
Una mancanza che è ancora viva e si rinnova nel ripercorrere del suo impegno che ha permesso all’associazione di costruire un patrimonio culturale e di vignette di grande qualità e valore. Lo ricordiamo tutti con grande stima e affetto.
Grazie Adolfo!
Mario era un maestro falegname tuttofare. Ha realizzato tutte le scenografie per i nostri spettacoli, sempre lamentandosi per la pignoleria della scenografico e del regista ma poi sempre bravo a risolvere i problemi di realizzazione.
Era un grande attrezzista capace di montare una scena anche in condizioni disperate; palchi sconnessi, di dimensioni ridotte, su una cassarmonica o in altre situazioni di emergenza, con competenza e passione e a volte coraggio insieme al suo amico fraterno Camillo.
Da ricordare gli allestimenti estivi, sotto il sole feroce e la precarietà metereologica e logistica. Lo smontaggio, a notte fonda, e il ritorno a casa, erano i momenti più belli tra commenti e critiche irridenti per le nostre papere che non gli sfuggivano, dato che conosceva a memoria il copione.
La stanchezza era mitigata da risate e mangiate compulsive Grande appassionato di teatro, prodigo di consigli e di energie non era un semplice attrezzista, ma un uomo di teatro.
Era un vero amico. Oggi la sua assenza pesa enormemente. I suoi consigli e i suoi insegnamenti ci hanno permesso di acquisire quelle capacità tecniche che rinnoviamo in ogni allestimento su quelle tavole che Mario ha tanto amato.
Grazie Mariolino.
Claudio ha recitato con gli Amici esclusivamente in occasione dell’allestimento di Ta-pù lu trumbone d’accumpagnamente.
L’impianto drammaturgico della trasposizione teatrale delle poesie di Modesto Della Porta necessitava di personaggi “antichi” nell’aspetto, nella voce, nella gestualità. Claudio era perfetto con la sua cadenza, con il suo incidere traballante, la voce roca e con un dialetto colorito.
Fu bravissimo nelle numerose interpretazioni che lo spettacolo prevedeva da “Pace e sonne” a “La cocce di S. Dunate” a “Lu destine”. Aveva problemi per raggiungerci da Rocca S. Giovanni ma fu sempre presente alle prove con impegno e passione.
Era felice e lo esternava con entusiasmo genuino per quello che era riuscito ad interpretare. Si sorprendeva per quello che era capace di “diventare” sul palcoscenico.
Il nostro ricordo di Claudio è struggente per la bellezza del nostro breve percorso artistico, segnato da una profondo affetto e da una forte amicizia.
“Lu destine” ha voluto che tu partissi per un’ultima recita.
Ciao Claudio
Interpretare Luigi Pastorelli sembra facile. E’ un Casigliano (condomino), nella commedia Natale in casa Cupiello, che assiste, nel terzo atto, alle sofferenze e alle visioni di Luca Cupiello, colpito da un ictus dopo la scoperta della cruda realtà familiare.
Le battute sono poche, ma dirle bene non è facile. Fortunato era perfetto nella sua eterna indecisione per allontanarsi dal capezzale del moribondo o se rimanere con l’affollata platea dei vicini di casa, tormentando la moglie Olga sul suo dilemma personale.
La distanza temporale dalla sue presenze sceniche è siderale (1990), ma il nostro ricordo e quei precari documenti filmati dell’epoca, ci riconfermano, oltre la tenera amicizia, anche una perfezione interpretativa “da brividi”.
Fortunato, nella vita, non ha avuto la fortuna di Pastorelli, che ha vissuto nell’attesa. Fortunato è stato un Godot al contrario, lui è uscito di scena troppo presso.
Un abbraccio Fortuna’.
Tanino per Lanciano è stata una persona straordinaria per la sua opera di educazione musicale che ha sviluppato nella sua vita con tanta passione e in maniera disinteressata. Centinaia di giovani hanno imparato a suonare uno strumento ma soprattutto suonare in una banda, appunto la banda di Tanino, conosciuto anche lontano da Lanciano.
La nostra collaborazione è nata durante l’allestimento de “La puteche de lu cafè”.
La collocazione temporale della commedia era quella della festa patronale. L’idea di inserire la presenza di un complesso bandistico contrastava con i costi e le disponibilità. Tanino rispose subito favorevolmente con entusiasmo con una partecipazione amichevole.
Nelle tante repliche in Abruzzo e fuori regione portava sei sette ragazzi e suonava i pezzi concordati contribuendo notevolmente alla riuscita dello spettacolo che con le sonorità da banda di paese.
Dopo alcuni anni fu protagonista musicale di “Ta-pù lu trumbone d’accumpagnamente” di Modesto Della Porta. Lo spettacolo prevedeva la trasposizione teatrale delle poesie del poeta sarto, con Elia Iezzi che ne interpretava splendidamente il ruolo sul palcoscenico. Con un gioco di trasparenze comparivano “ombre personaggi” che materializzavano le vicende declamate.
Tra una poesia e l’altra, in controluce, Tanino appariva con il suo trombone, la fiasca di vino e emetteva il suono onomatopeico di “ta-pù”.
Questa volta era maestro solista che si divertiva da matti a vivere lo spettacolo, tanto che a volte si distraeva e quasi dimenticava l’intervento musicale.
In una trasferta a Civitella Alfedena tornò con me, in auto, e facemmo un lungo viaggio a tarda notte. Mi fece un lungo discorso sulla sua vita, la sua passione musicale, sull’opera di insegnamento musicale e di vita che donava ai suoi ragazzi, quasi tutti figli di famiglie che non avrebbero potuto mandare a scuola di musica e che senza musica avrebbe potuto cadere in “altre passioni”.
Tanino ha svolto una vera Missione. Ogni volta che Tanino ha “recitato” con gli Amici, abbiamo vinto il premio per il miglior spettacolo. Caro Tanino sei stato il nostro portafortuna e un grande generoso amico.
Scrive Francesco Paolo Cipollone
E’ dei sogni e del teatro
fingere senza mentire.
Miracolo mirabile
avverso i tradimenti della realtà”.