Ta-pu lu trumbone d’accumpagnamente

Ta-pù lu trumbone d’accumpagnamente
di  Modesto Della Porta
2006

Profilo dell’Opera

Modesto Della Porta nasce a Guardiagrele il 21 Marzo del 1885. Dopo le elementari, viene inviato a Napoli per studiare ma preferisce frequentare i teatri e conoscere Bovio e Di Giacomo ottenendo anche il ruolo di comparsa. 

La mancanza di studi superiori gli negherà i favori della critica quando Modesto comincerà a scrivere versi, o1tre che a cucire abiti di qualità per
sopravvivere. La sua attività di poeta, acclamato dicitore, suonatore di trombone, scrittore di testi per canzoni (a Lanciano nel 1922 vince
con “Garufine”), gli procura grande successo e la pubblicazione di “Tapù” nel 1933 da parte dell’Editore Carabba, dopo una lunga gestazione.

Nel 1934 Modesto viene invitato a Roma dalla EIAR (allora la RAI aveva questo nome) e recita nella trasmissione “Dieci minuti del lavoratore” la sua famosa “Novena di Natale” per tre anni consecutivi, nel periodo delle Festività. Di questa sua registrazione purtroppo non rimane traccia, come di alcune commedie. Il soggiorno romano non lo premia come avrebbe desiderato, anche per l’approssimarsi di una grave malattia che lo porterà alla morte nel luglio del 1938.

A quasi settanta anni di distanza il ricordo di Modesto è vivo e forte; i suoi versi ormai sono patrimonio di tutti noi abruzzesi.

Note di Regia

Portare in scena le poesie di Modesto Della Porta è sicuramente un’operazione rischiosa. Sarebbe stato più semplice allestirne magari una “lettura scenica” molto più facile e capace di impedire le modifiche di un testo creato per la lettura dell’appassionato o per le declamazione dell’autore che, da monologante eccelso, dispensava i suoi versi con eccezionale capacità attoriali. La lettura drammaturgica richiede fedelissima adesione al testo, senza nessuna concessione ad integrazioni estemporanee o a progettate invenzioni. 

La scrittura teatrale prevede tempi, ritmi, pause, che la poesia di Della Porta non ha ovviamente contemplato. 

La sfida e stata quella di “cucire” (ci si permetta questo termine artigianale; il Nostro era sarto di qualità e pertanto il termine è calzante) un abito teatrale adeguato. Quindi la difficoltà si è configurata nell’inserire senza modificare, nell’arricchire senza manomettere; semmai portare a superficie quello che è sotteso dalla poesia. 

In questa avventura un grazie va a Elia lezzi, appena fresco dalla pubblicazione di due magnifici CD su Della Porta. Elia ha saputo cogliere la nostra proposta con l’entusiasmo dell’artista desideroso di affrontare, insieme agli “Amici”, uno spettacolo laboratorio, una sorta di work in progress, una sfida che ha permesso di trasmettere le emozioni che Modesto ci ha regalato.