“Brutto segno quando in una cultura comincia ad affievolirsi l’umorismo! Significa che gli individui si accingono a rinunciare alla propria libertà”, scriveva Aldo De Benedetti, maestro nell’arte di suscitare il riso e il sorriso con le sue commedie.
De Benedetti, nel 1932, ha scritto questa commedia brillante, ricca di colpi di scena e di malizia che mette in luce i difetti della borghesia del tempo (e di oggi) scoperchiando i segreti della “coppia felicemente sposata” ma impigrita nelle passioni.
La piece negli anni è stata più volte rappresentata in teatro e ha avuto felici trasposizioni cinematografiche con Vittorio De Sica e Elsa Merlini e più recentemente con Renato Rascel e poi per ultimi Gigi Proietti e Monica Vitti.
Al Fenaroli nel 2004, in stagione, fu presentata un’edizione con la regia di Proietti e interpreti Sandra Collodel e Edoardo Siravo. Insomma una commedia ben riuscita che esprime un umorismo delicato ed intelligente e resiste da oltre un secolo.
Mario Pupillo
La trama è intrigante. La protagonista Luisa, una bella donna, improvvisamente non solo non riconosce più il marito Paolo ma, domandandosi chi sia quello “sconosciuto”, vorrebbe sbatterlo fuori di casa. Sconvolto, l’uomo chiama per un consulto lo specialista professor Alberto Spinelli ma Luisa, conosciuto il medico, gli si rivolge con modi e parole affettuose, convinta che costui sia il proprio consorte. Lo scambio di persona porta ad un accordo fra marito e medico che tentano la soluzione di assecondare la donna per ottenere la guarigione. Il medico diventerà il marito e il povero marito sarà il dottore. E’ facile immaginare la girandola di equivoci e pericolosi sentimenti che si generano.
La commedia è stata allestita e adattata in dialetto o meglio alle nostre latitudini da Luigi Marfisi, che cura la regia e impersona in maniera efficace, anche il ruolo del dottore, scapolo e gentiluomo, che si trova improvvisamente sposato in nome della scienza.
Vincenzo Torosantucci è il marito “dimenticato” mentre Luisa ha visto la bella interpretazione di Raffaella Di Florio e Paola Caporale, che si sono alternate per varie necessità, nel ruolo di moglie che vive l’amnesia nuziale.
Di grande efficacia la divertente interpretazione di Anna De Sanctis nel ruolo della canadese emigrata, in vacanza in Italia, in cerca di un marito, per la figlia Evelyn interpretata da Giulia Amaro che si alterna con Michela Menna. Belle le caratterizzazioni di Celestina Ciarelli e Lilia Giancristofaro.
Perfettamente in linea il ruolo della avvenente segretaria interpretato da Clara Labrozzi, che si scoprirà essere la causa di tutta la vicenda. L’amnesia di Luisa non ha spiegazioni scientifiche, ma inaspettate e sorprendenti cause passionali. Lo spettacolo, ben riuscito, ha conquistato numerosi premi che confermano lo spessore di un allestimento non facile ma di grande spessore.
Luigi Marfisi