In tre anni l’Associazione presenta tre allestimenti di Eduardo. Lo spettacolo rappresenta la tappa conclusiva sul grande autore napoletano. La commedia viene presentata, dopo il tradizionale debutto ad Atessa, nel teatro Excelsior il giorno 8 aprile “92, pochi giorni prima che il locale venga trasformato in centro commerciale. Quale titolo più calzante avrebbe potuto concludere un’attività breve ma prestigiosa di un locale che tutti invidiavano a Lanciano? Lo spettacolo ottiene il solito successo; Pasquale Lojacono è interpretato da Mario Pupillo sempre più vicino al personaggio Eduardo, Ivaldo Rulli è un becero e ambiguo Raffaele, portiere anfitrione nel palazzo “maledetto”; di grande suggestione è il duetto fra Pasquale e Raffaele narratore di sventure ed imbonitore di paure. Maria, la moglie fedifraga, è una brava Gianna Rositi innamorata di Alfredo Marigliano, ben interpretato da Gino Marfisi, amante – fantasma agli occhi dell’ingenuo Pasquale. Angella Ranalli impersona Armida, moglie tradita di Alfredo, con una recitazione sempre in bilico fra la passione e la follia. Celestina Ciarelli è Carmela la sorella di Raffaele toccata da visioni orride che l’hanno trasformata fisicamente in una creatura sofferente e tremante; il parkinsonismo della bravissima Celestina meriterebbe un trattamento farmacologico tanto è reale. Asssunta Petrone è una credibile sorella di Alfredo in vano tentativo di redimere a miglior vita lo sconsiderato fratello. Commedia di grande suggestione , quasi pirandelliana,“ Questi fantasmi” viene accolta dal pubblico con notevole successo. Gli “Amici “ hanno consolidato la loro credibilità con tre commedie in tre anni; senza dubbio un bel programma ma resta il rammarico di aver effettuato meno repliche di quello che le commedie meritavano. Colpa dell'entusiasmo dei neofiti che ha spinto la Compagnia a mantenere ritmi da professionismo.
PROFILO DELL'OPERA
Questa commedia, esaurientemente tragica, appena attenuata nella sua amarezza dal bordone dell'ironia comunque umoristica di Eduardo che dimostra, se ce ne fosse bisogno, di saperlo usare a sublimi livelli per postularne l'assimilazione con relativo donno alla capacità riflettitrice, rimanda d'istinto a "Non ti pago" dello stesso Autore e al Pirandello del "Gioco delle parti". Materia comune, delle tre opere, l'utilitarismo: sola forza umana efficace di autoconvincimento, in fede più o meno mala. Gli onirismi di "Non ti pago", lo scaltrito protagonista pirandelliano, i fantasmi, accwrano sulw nozione di "bisogno" più di una biblioteca specializzata. In fondo “la fame caccia il lupo dalla tana” evoca più filosofia di un testo universitario. "Questi fantasmi" induce a riscoprire e aggiornare l'ipocrito sentenziare che si può ingannare tutti meno se stessi. In temperie di "bisogno" inteso in senso tecnico, perché anche la ricchezza è bisogno amplificato, l'uomo deve ingannare anche se stesso. La conclusione equivoca della commedia, dove neanche l'Autore raccapezza più se i fantasmi esistono, perché può essere conveniente crederci, tacita coscienze e aggiusta portafogli. Persone in velleità di anime, sogni e realtà inventate spiegano Politiche e Religioni: il prezzo di mercato di ciascuno è soggetto al calmiere rozzo della paura di morte e di vita. "Banca, Trono, Incenso, Altare"e, quante cose da regolare (Flaiano). L'orditura parabolica dei tre atti, il primo latore di promettenti risoluzioni, il secondo moderatamente trionfalistico, il terzo di rovinosa resa di conti esistenziali e morali per tutti, non elude la mestierata sapienza di Eduardo ripetuta in tanti altri lavori, tuttavia non ne attenua l'universalità del messaggio: i sogni che diventano numeri proliferanti danaro sono di Napoli, ma i fantasmi "esistono" anche in Inghilterra, o in America o in Danimarca o nei Carpazi. Questo non limite, di indole vagamente territoriale, dovrebbe favorire l'impresa degli interpreti, non napoletani, a conclusione di un trittico Eduardiano, pregio non trascurabile onusto di rispetto per il pubblico che insiste ad aspirare, sovente a paradosso, l'orpello spirituale dell'arte nei luoghi dell'anima dove altre discipline deludono per sordidi motivi di bottega: ma questo è tutto un altro fantasma. Francesco Paolo Cipollone